La Storia, di Elsa Morante: un requiem per il romanzo storico?

elsamorante_lastoriaDalla prima volta che l’ho letto, diversi decenni fa, ho pensato che La Storia di Elsa Morante dovrebbe sostituire i Promessi Sposi nazionale come testo monografico da leggere e studiare nelle scuole superiori. O almeno dovrebbe affiancarlo, per un confronto fra epoche e stili, e anche storie, diverse.  Perché se a scuola ancora si studia su I Promessi Sposi, romanzo scritto nel XIX secolo ma ambientato nei primi decenni del XVII per “la conoscenza […] attraverso le opere letterarie dei grandi nodi della storia italiana” (cit.) oltre che per comprendere la complessa struttura narrativa di un’opera a buon titolo considerata uno dei capolavori della nostra lingua, queste considerazioni valgono altrettanto, se non di più, per La Storia, che affronta uno dei nodi più oscuri del nostro recente passato. Sullo sfondo temporale  della grande Storia – la seconda guerra mondiale, le leggi razziali in Italia, la resistenza – e su quello ambientale di una Roma martoriata e impoverita, si muove l’esile e spaventata figura di Ida Ramundo, maestra elementare con un figlio quindicenne, Nino. Ida è il personaggio chiave del romanzo,  antieroe per eccellenza, donna, per metà ebrea, assolutamente sola al mondo, angosciata dalla realtà che le si viene costruendo intorno. A questo personaggio, già  segnato dalla paura, avviene qualcosa di terribile: mentre vaga per la città è violentata da un giovane soldato tedesco ubriaco e spaventato, che pochi giorni dopo troverà la morte in un incidente aereo. Da questa violenza nasce Useppe. Intorno a lei un’umanità di individui perseguitati, costretti a spostarsi da un luogo all’altro spinti dalle bombe, dall’occupazione tedesca, dalla paura: Nino, il figlio giovane e vitale alla ricerca del clamore della battaglia prima come camicia nera, poi come partigiano infine come come contrabbandiere; il vecchio comunista Giuseppe Secondo e la tragica figura di Carlo Vivaldi, personaggi della vecchia storia, quella che il fascismo ha spazzato via; la grande famiglia de I Mille, che condivide con Ida il rifugio di Pietralata; e tanti altri personaggi – come la cagna Bella – che entrano ed escono dal racconto portando ognuno una propria piccola testimonianza del dolore, delle atrocità, dell’angoscia che quella guerra ha  causato al mondo e alle persone. Tutte queste figure  non riescono a dare a Ida il senso di una fratellanza nel dolore, di una condivisione. La sua solitudine diventa sempre più grande, il peso di tante atrocità cala su di lei come una cappa di piombo.

Perché far leggere questo libro al posto dei Promessi Sposi? Ecco, proprio per questo: perché racconta una delle tragedie più grandi della modernità attraverso personaggi qualunque, con un linguaggio nuovo, con sentimenti riconoscibili e condivisibili, che fanno parte integrante del nostro attuale bagaglio emotivo e culturale. Anche i Promessi Sposi racconta la tragedia di individui di poco conto soggetti alle ingiustizie e all’arbitrio dei potenti. Ma, mentre sull’orizzonte di Manzoni vigilava attenta la Provvidenza, all’orizzonte morantiano non si intravede senso, né speranza. Entrare in questo romanzo è come entrare nel tessuto stesso della Storia con la S maiuscola, la Grande Storia, sentire nella carne l’inconcepibile assurdità della guerra, il delirio delle leggi razziali, il dolore impotente del singolo di fronte al grande potere delle armi, l’assenza di vincitori (tutti, in un modo o nell’altro, appartengono alla grande categoria dei vinti), il meccanismo inumano del potere. I sentimenti di cui si parla  – l’angoscia, la paura, la ribellione, la precarietà – sono propri della coscienza moderna, laddove i personaggi di Manzoni ci appaiono lontani e anacronistici, ormai soltanto figure di un album letterario (con tutto il rispetto). La Storia è un grande romanzo popolare, scritto per il popolo: la Morante lo volle pubblicato direttamente in edizione economica . Già a partire dal titolo con la sua S maiuscola sottolinea come la Storia non sia soltanto il resoconto delle gesta di grandi personaggi ma vita quotidiana di tutti, storia dal basso.  Solo la letteratura è in grado di dare voce e dignità alle mille tragedie individuali che ne compongono la trama, di fronte alla mancanza di senso che attanaglia questo “scandalo che dura da diecimila anni”.

La Storia, di Elsa Morante: un requiem per il romanzo storico?ultima modifica: 2016-07-22T18:45:11+02:00da bibliosaura

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