Le square, di Marguerite Duras. La solitudine del presente.

033-marguerite-duras-frasi-486x326Questa volta non voglio parlare di una lettura recente, ma di una fatta tanto tempo fa, il cui ricordo non è sbiadito nella mia memoria, nonostante il testo fosse in francese (mi pare sia ancora inedito in Italia). Lo considero un po’ uno di quei libri che “ti cambiano la vita”. O, per non usare un’espressione così grossa, almeno uno di quei libri che ti fanno capire come funziona, in quel preciso momento in cui leggi, la tua vita.
Il libro è Le square di Marguerite Duras. Uno strano romanzo scritto tutto sotto forma di dialogo, con solo brevi frasi, quasi delle note di scena. La scena è appunto una square: in francese questa parola identifica un giardinetto pubblico attrezzato con giochi per bambini, un quadrato delimitato da una cancellata, ricavato all’interno di una piazza più grande. La square è il regno delle baby sitter. E la protagonista del romanzo è appunto una bambinaia, una giovane donna venuta a Parigi dalla provincia, che si occupa dei bambini di una ricca famiglia. Svolge il suo compito con estrema diligenza ma la sua vita si esaurisce in questo. Per sua scelta è completamente sola. Un giorno incontra, negli angusti confini del giardinetto – forse metafora degli angusti confini della sua stessa vita – un altro simbolo della solitudine per antonomasia, e cioè un commesso viaggiatore, che si siede accanto a lei per scambiare due parole.
E’ l’incontro di due personaggi della solitudine e dell’esilio (temi cari alla Duras): lui esiliato nel non-luogo del viaggio, continuamente in movimento; lei esiliata dal proprio paese, estranea alla città in cui vive, ma soprattutto estranea a se stessa, chiusa in una sorta di altezzosa solitudine in attesa di un domani senza alcun legame col presente. In questo domani tutto dovrà avvenire, avverrà nel modo giusto, così come lei lo immagina. E per non contaminare questo domani perfetto e felice lei rifiuta tutte le possibilità dell’oggi, si tiene lontana dall’amore, dalla gioia, dal divertimento perché, quando queste cose saranno, dovranno essere perfette. Un personaggio rigido, chiuso in attesa, con le porte sbarrate sul presente, incapace di comunicare con gli altri.
Stranamente, non ricordo nulla di lui, il personaggio maschile. Di certo la sua solitudine sarà stata completamente diversa da quella di lei, sarà stata una solitudine non voluta ma necessaria, e lui le avrà detto qualcosa per smuoverla dalla sua granitica decisione di non intaccare in nessun modo le promesse del futuro con azioni presenti… questo oblio del personaggio di lui fa parte del “com’ero” prima di leggere questo libro.
Questo spostare il desiderio, e così la vita stessa, in avanti, in punti sempre più avanzati. L’incapacità di essere nell’istante. Il demandare a un altro tempo la necessità di esistere – in un tempo che potrebbe, paradossalmente, frantumarsi prima di essere raggiunto, incontrare il proprio termine e quindi l’impossilitá di realizzare qualunque cosa.
Da cosa nasce questo rinchiudersi? Forse da rabbia, forse dal vivere in un presente così gelato da non potervi piantare nessun albero (E solo del futuro ho nostalgia, ho piantato lì qualcosa di mio, dice Rilke) e dunque il solo modo per andare oltre quel gelo è fingere che il futuro non sarà il futuro di quel presente ma di un altro. Ma altro presente non c’è oltre quello che ci è dato, e con quello bisogna fare i conti.

Al momento del commiato, una piccola breccia sembra aprirsi nella dura corazza di lei, che scambia col commesso viaggiatore un appuntamento per un ballo in un futuro molto prossimo. Si incontreranno? Lei ci andrà? Lui ci andrà? Questo non è dato sapere. Ma, almeno, un piccolo seme viaggia nell’aria.

Le square, di Marguerite Duras. La solitudine del presente.ultima modifica: 2017-01-24T13:32:18+01:00da bibliosaura
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