La nascita del libro, di Henry Jean Martin

Un testo molto bello, immancabile nei martinpascoli di una Bibliosaura, è questo in cui Henry Martin racconta la nascita del libro come oggetto fisico quale lo conosciamo oggi. Un lungo excursus nei secoli della prima rivoluzione tipografica, di cui si narrano gli attori (tipografi, editori, stampatori, incisori, fonditori di caratteri) i luoghi, le macchine e le opere.
La nascita del libro, opera di Lucien Febvre e Henry Jean Martin, arrivò in Italia nel 1979 tradotto da Armando Petrucci, grande storico italiano del libro. L’opera era apparsa quasi vent’anni prima in Francia. La sua importanza è notevole perché aprì un pista ancora non battuta nella cultura storica europea. La ricerca nacque da un’idea di Lucien Febvre, storico francese (1878-1956) molto noto per aver fondato la scuola della rivista Annales, che operò una vera rivoluzione abbandonando la storia evenemenziale e adottando invece una prospettiva antropologica: la storia come prodotto delle attività economiche, sociali e culturali umane. Con  Annales* nacque una storia nuova (nouvelle histoire) in cui si analizzavano le trasformazioni del lungo periodo, nel senso del tempo impiegato da un evento materiale, come ad esempio appunto la nascita della stampa a caratteri mobili, a trasformare la società. Questi studi sono supportati spesso da statistiche e minuziose analisi di dati ricavati da fonti archivistiche.

Benché concepita da Febvre, l’opera fu realizzata quasi interamente da Jean Henry Martin, giovane ricercatore di storia letteraria e bibliotecario presso la Bibliotheque Nationale de Paris. Febvre riuscì a leggerne i primi capitoli prima della morte e a scrivere una breve introduzione in cui periodizza la storia del libro in circa 400 anni, compresi tra due momenti fondamentali per la cultura europea: Il Rinascimento (lo chiama rinascita, citando Michelet) epoca di grandi trasformazioni culturali, e il Romanticismo, altra epoca di sconvolgimenti, di ribaltamento delle idee correnti. In tutto questo flusso, cambia il rapporto della società con la cultura; se con l’umanesimo si allarga la platea degli studiosi, questa platea diventa sempre più ampia nel corso dei secoli successivi, fino all’avvento della società di massa; e la stampa a caratteri mobili, che aveva fatto da supporto all’esplosione culturale dell’umanesimo, cede il passo alla stampa industriale che sostituisce l’uomo, l’artigiano, a favore della macchina (rotativa a vapore, rullo inchiostratore), aprendo anche la strada al giornale che fu nell’Ottocento un potente strumento di diffusione di idee e che contribuì alle tante trasformazioni politiche del secolo.
E’ evidente quanto conti la trasformazione industriale nel determinare i cambiamenti sociali: anche nella produzione di un oggetto apparentemente innocente quale il libro entrano in gioco le forze economiche che hanno determinato i conflitti sociali dell’Ottocento e del Novecento. Sotto questa luce il libro è un prodotto come tutti gli altri. Solo nella sua individualità di oggetto ritrova il fascino e il potere che tutti gli riconosciamo.

Martin attribuì la grande diffusione del libro a stampa non tanto a un’accresciuta esigenza di lettura, abbastanza modesta a quei tempi e a cui sopperivano ancora bene i manoscritti, ma piuttosto dalla necessità di “comunicazione” da parte di enti religiosi, autorità amministrative e giudiziarie che dovevano diffondere i loro materiali anche nei più lontani e sperduti villaggi, e che trovarono nella stampa a caratteri mobili un valido alleato alla produzione dei loro fogli volanti. Solo in un secondo momento, con l’affinamento dei mezzi di produzione, ci si rese conto che la tipografia poteva fornire prodotti altrettanto belli di quelli dei copisti, ma ne poteva fare cento laddove il copista ne faceva uno, e con margini di errore molto ridotti.
Via allora all’avventura dei prototipografi ambulanti, che sin dalla seconda metà del sec. XV si portavano da un luogo all’altro con le loro macchine da stampa. Ma sin dal 1475 le attività tipografiche si andavano stabilizzando nelle grandi città sedi universitarie: Parigi, Lovanio, Bologna, Roma…
Una invenzione di tale portata fu fondamentale in un mondo ancora molto elitario, in cui accanto alla aristocrazia e al clero cominciava lentamente a farsi strada una élite del denaro e del commercio, con capitali da investire e con una crescente fame di cultura; e la stampa divenne veicolo di istanze culturali diverse e contrapposte, da un lato salvaguardando e trasmettendo i classici, e dall’altro diventando strumento di diffusione di nuove idee, di pensieri che andavano in contrasto con l’autorità costituita. Anche i libri, come le streghe, hanno conosciuto i roghi. Bibliografie di questi libri messi al bando sono gli index librorum prohibitorum.

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Intorno al nuovo prodotto dell’ingegno umano fiorirono importanti attività: c’era l’artigiano che incideva i caratteri in piombo, il disegnatore che li disegnava, l’incisore che forniva le tavole illustrate, il compositore che componeva le pagine per la stampa. Oggetti bellissimi goticobibbiafurono prodotti in quell’epoca lontana, e prima e più famosa è la Bibbia delle 42 linee di Gutenberg, stampata a Magonza con uno dei primi torchi. Solo la rilegatura restava un fatto privato. I libri viaggiavano (a volte per mare, i fascicoli arrotolati erano chiusi in piccole botti) fino al committente, che poi li faceva rilegare a suo piacere, nello stile della propria biblioteca.
Dopo l’esplosione iniziale, per circa trecento anni il metodo della stampa non ha subito grandi variazioni rispetto alle sue origini, e lo stesso Gutenberg si sarebbe trovato a proprio agio in un’officina del Settecento. Le nuove vere trasformazioni avvengono sullo scorcio del sec. XVIII, sull’onda della prima rivoluzione industriale.
Il libro di Martin racconta questo mondo nuovo nato al tramonto del ‘400. L’invenzione della stampa coincide quasi con la scoperta dell’America: 1455, 1492. Anche la stampa fu un mondo nuovo, tutto da inventare, e Henry Martin ce lo racconta nei minimi particolari.Da leggere oggi che ci troviamo nel pieno della seconda rivoluzione del libro.

* Tra i principali animatori di Annales ci furono Jacques Le Goff, Pierre Nora, Henri Pirenne, Marc Bloch, Fernand George Duby, François Furet.

La nascita del libro, di Henry Jean Martinultima modifica: 2017-03-16T12:55:27+01:00da bibliosaura
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