Sulla Terrazza (Teatro a due voci, di M.T. Schiavino e R. Caignard, 1994)

Una terrazza quadrata. Qualche fioriera con vasi di geranio, un tavolino bianco con delle sedie in plastica. Di fronte, come panorama, un muro bianco. Si indovinano le luci dei lampioni della strada. Una donna è seduta a una delle sedie, guarda oltre la ringhiera. Sulla destra la porta-finestra che dà accesso alla terrazza.
Entra un uomo, un bicchiere colmo in ogni mano, una bottiglia sotto il braccio. Qualche goccia cade sul pavimento della terrazza, l’uomo fa bene attenzione a non calpestarla. Posa i bicchieri sul tavolo.

Lui: Vuoi qualcosa nel succo di ananas?

Lei: No, grazie, va bene così.

L’uomo prende il suo bicchiere e beve d’un fiato, con gli occhi chiusi. La donna, quasi di spalle, continua a fissare il muro di fronte. Ha il mento poggiato alla mano sinistra. Nell’altra mano il bicchiere, col quale si sfiora la fronte come per rinfrescarsi.
Lei: Fa così caldo. Mi piacerebbe di uscire senza uscire.

Lui scuote la testa, in silenzio.

Lei- Si, potrei uscire… Girando per i bar incontrerei sicuramente qualcuno… E poi, forse altrove sarà meno caldo che qui…
L’uomo si passa una mano nei capelli, resta un momento immobile a fissare la donna.

Lui: Io stasera non esco. Ho intenzione di finire il libro sul comportamento degli animali.
Lei ride, d’un colpo, poi d’un colpo smette.

Lei: Se restiamo così, insieme, stasera, tu non leggerai ed io non uscirò.
Si sente passare un treno, il rumore copre la voce di lei che ancora sta parlando.
Lui: Non ho sentito quello che hai detto. Ma trovo questo libro davvero interessante. Dice che gli animali vanno in giro per accoppiarsi…
Lei- Lo dice il libro? Ma non senti quanti animali abitano questa terrazza? Ci sono due lucertole che si cercano tutto il giorno, le sento persino nascondersi tra le pietre… e le mosche, quando s’incollano l’una all’altra, il loro doppio ronzìo diventa insopportabile… e i piccoli vermi che si aggrovigliano nella terra dei vasi, i gatti che gridano la loro ricerca nella notte…
Lei sorride appena, guardando il muro di fronte.
Lei: Davvero, anch’io andrei in giro, stasera.
Lui (non risponde subito. Quando parla, la sua voce ha un tono triste): Esci, allora. Io potrei venire a cercarti…
Lei: Lo faresti? E sarebbe un modo di sperimentare sul mio comportamento o sul tuo?

Lui la guarda fissamente. Il suo sguardo è serio.

Lui (la sua voce ha lo stesso tono di prima): – Si parla di poliandria, a proposito delle femmine degli animali. In questo caso, la femmina si accoppia con più di un maschio. Vi sono degli animali monogamici, ma la poligamia è molto diffusa. Tra gli uccelli Jacuna, in Giappone, la femmina è dominatrice.
Lei: E questo vale anche per le femmine degli uomini…

Passa un altro treno, fragorosamente. Lo sguardo di lui va nella direzione del rumore. Il rumore del treno copre la voce di lei che sta ancora parlando.
Lui: Non ho sentito quello che hai detto…

Lei: (la voce ha tracce di ironia) – Sembra che questi treni passino sempre al momento migliore… migliore per te, intendo…
L’uomo si alza e si appoggia alla ringhiera, senza rispondere. Qualcosa tintinna nella sua tasca. Lei allunga la mano come in direzione del rumore, gli sfiora delicatamente la gamba.
Lei: Esci tu, invece. Potrebbe essere una buona serata, per te…
Lui non risponde.

Lei: Ci sono molti cani in giro, questa sera… Lui non risponde.
Lei: I cani si annusano per riconoscersi…
Lui: Si, hai ragione, forse sarò io a uscire.
La donna si alza dalla sedia, continuando a tenere la mano sulla gamba dell’uomo. Poi gli si accosta, alle spalle, e gli sfiora il collo col naso.
Lei: (la voce è divertita) – Se esci, non dimenticare il tuo libro.

Silenzio

Lei: Il tuo libro sul comportamento degli animali. Ti servirà…

Le parole della donna si perdono nel frastuono del terzo treno. Si appoggia alla ringhiera, accanto a lui.
Lui: Non capisco quello che dici…

Silenzio. Entrambi sembrano guardare qualcosa in basso.
Lei: Questa strada… Da quanto tempo la guardi?

Lui: Ma non la sto guardando, in realtà…. Guardo piuttosto gli animali…
Lei: Ne hai visti molti, stasera?

Lui: Solo quelli di cui mi hai parlato tu…
Lei: Io? Ti ho parlato di animali… Ma sono animali di qui… Non sono così esotici come quelli del tuo libro… Abitano semplicemente questa terrazza. Non …
Passa un altro treno. Il rumore copre le parole di lei.

Lui: Non capisco quello che dici…Quanti treni sono passati?
Lei: Perché? – la sua voce tradisce un’inquietudine – -Aspetti un treno speciale, per uscire?

Lui si gira verso la donna, la guarda con tenerezza. Lei non sembra accorgersi dello sguardo dell’uomo. Continua a fissare il muro di fronte. Si accende una luce, si riflette sul muro.
Lei: C’è una luce quadrata, sul muro di fronte.
Lui: Si. E’ la finestra del soggiorno dei nostri vicini. Anche loro prendono il fresco.
Lei: E ci sono delle ombre, nel riquadro?

Lui: A volte, quando qualcuno passa davanti alla lampada.
Silenzio. L’uomo si avvicina di più alla donna, le passa un braccio sulle spalle. Lei gira appena la testa.
Lei: Ancora c’è molta notte da passare…
Passa il quinto treno, copre la voce di lei.
Lui: Non capisco quello che dici… (una pausa) Come fai a riconoscere il momento esatto in cui passano i treni?
Lei: Come?
Lui: Parli sempre quando passa il treno. Lei ride. I capelli lunghi ondeggiano.
Lei: Lo sai. Abito da tanti anni questa terrazza…

Lui: Quanti treni sono passati?

Lei: Cinque… Questo era il quinto. Abbiamo una lunga pausa adesso…
Poggia la testa sulla spalla di lui. Lui le bacia le labbra.

Restano in silenzio per un tempo imprecisato. Il quadrato di luce sul muro di fronte si spegne. Un grigiore annuncia l’alba.
Lei: Mi piace quest’ora. Senza treni, senza voci. Ma anche i treni, mi piacciono. Mi sembra, a volte, che solo quando ci sono i treni c’è il tempo. Niente treni, niente tempo. Sospeso. (Pausa) . – Che farai?
Lui: Niente di diverso dal solito, credo – Sorride, abbracciandola più forte- andare a letto, forse…
Lei: Si, andiamo a letto…

Lei si volta per la prima volta completamente. I suoi occhi guardano nel vuoto. Si mantiene alle sedie dirigendosi verso l’uscita.
Lui: Attenta. Stamattina ho cambiato di posto alla fioriera grande.
Lei: Lo so. Ho sentito il profumo dei gerani venire da un’altra direzione.

Si dirigono insieme verso la porta.

Sulla Terrazza (Teatro a due voci, di M.T. Schiavino e R. Caignard, 1994)ultima modifica: 2018-06-08T10:36:43+02:00da bibliosaura
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