(Il tumore non è qualcosa che è al di fuori del corpo, il tumore fa parte del corpo.)
Mi resta soltanto l’idea che dobbiamo tenerci stretti ai nostri valori repubblicani. Che, pur nella minaccia che sembra incombente e che ci fa sentire fragili e indifesi, non bisogna mollare di un palmo i principi delle nostre democrazie. Soprattutto la laicità dello Stato, la libertà di espressione, l’accoglienza, il rispetto per l’altro: solo questo può davvero proteggerci, non certo più armi, più vigilanza, più guerra. Procedere con metodo all’analisi dei fatti, senza lasciarsi governare dalla paura. Perché la paura può farci accartocciare su noi stessi e farci smettere di vivere, e questo non si deve. Noi, cittadini, individui che si trovano in un punto basso della piramide sociale, là dove non tutti i fatti si sanno per come realmente sono e ci arrivano soltanto informazioni frammentarie, supposizioni, interpretazioni, dobbiamo usare come armi le nostre matite, le nostre penne, la capacità di pensare, una coscienza amplificata. Tenere presente che tutto ciò che abbiamo è la nostra democrazia, per quanto malata ci possa sembrare. Al di là di questi confini sunt leones: mondi governati dalle leggi dell’arbitrio e della violenza, che ingenuamente abbiamo creduto appartenere a un oscuro passato. Se abbiamo capito che non è così, che non esistono luoghi di pace e che il conflitto può esplodere in qualunque momento e coinvolgerci, o è già esploso e ci ha coinvolti, affrontiamolo con le nostre armi, ma senza paura.