A proposito di una domanda di Luigi, di una mostra di Sergio Vecchio e delle parole di Aldo Masullo.

sergioC’ è una domanda di Luigi che continua a girarmi nella testa. Ci penso,  e mi chiedo quante cose  non dette  ci fossero dietro la superficie apparentemente assurda della domanda,  e, soprattutto,  cosa avrei io, cosa avremmo potuto noi rispondergli per fargli sentire che lo comprendevamo al di là delle parole,  e che volevamo davvero comunicare  con lui. La domanda che Luigi poneva, e che poneva soprattutto a se stesso,  era: – Ma io sono vivo o sono morto? E noi, dall’alto della nostra vivitudine, gli rispondevamo frasi del tipo “Certo che sei vivo, se sei qui” “dai, smettila, Luigi” o cose del genere.  Perché per noi essere morto ha un significato ben preciso, significa essere disteso su un letto immobile, o sotto la terra, e tutto sommato ci fa sempre un po’ paura.  Ma io sentivo che c’era altro al di sotto di quelle poche parole di Luigi. Un groviglio di sensazioni e di pensieri di cui lui cercava disperatamente di venire a capo, cercava qualcuno che li sbrogliasse: non di quella morte fisica parlava. Ma era davvero tanto difficile rispondere. Il problema di quando si pone una domanda è il tempo che l’ascoltatore ha a disposizione per risponderti. La sua inclinazione in quel momento,  la sua capacità di capire. Forse il sistema più semplice per rispondergli  sarebbe stato di usare a propria volta una domanda , perché una nuova domanda apre la strada che le risposte chiudono. Forse avremmo dovuto chiedergli: -Perché ce lo chiedi? Tu, come ti senti?  Cosa è per te essere vivo o morto?  E da qui in poi lasciare che il suo fiume scorresse, senza interromperlo. Non lo abbiamo mai fatto.  Pensando che lui volesse solo risposte secche, quando forse si aspettava domande umide. Spaventati, forse, da una domanda  così radicale.  Che ci metteva in discussione. E adesso che Luigi non c’è più, adesso che lui è sicuramente  morto nel senso che noi attribuiamo al termine, e che non lo incontreremo più, la sua domanda  è rimasta qui, nella mia testa.  Non mi ha abbandonato. E sono rimasta molto stupita stamattina quando l’ho sentita – esattamente  la stessa – dalle labbra di un filosofo, Aldo Masullo, che presentava una mostra di dipinti di Sergio Vecchio. Sergio Vecchio è un pittore che  amo molto – i suoi temi, i suoi colori provocano grande emozione, quasi il desiderio fisico di essere parte dei quadri.  Gli azzurri sono azzurri di una notte appena calata, illuminata dalla luna; i rossi, tramonti fiammeggianti sulla pianura e sui templi di Paestum.  Gli animali – bufali, cani, uccelli – ci guardano coi loro occhi gialli carichi di stupore, mentre le figure umane, immobili e spesso cieche, sono superstiti di epoche remote. Aldo Masullo – oltre novant’anni –  ha cominciato il suo intervento proprio con la domanda di Luigi.  « A volte mi chiedo se sono morto o vivo – mi è sembrato che Luigi fosse lì, accanto a me, con le orecchie tese in attesa della risposta , come me.  – So di essere vivo quando sono in contatto con il mio arké – ha detto Aldo Masullo, quando la mia storia, ciò che sono stati gli altri prima di me mi parla e mi rassicura su me stesso.  Quando sono capace di percepire la bellezza. Quando trovo qualcosa che mi mette in contatto con questo piccolo nucleo antico. Come in questo caso, davanti a questi quadri.» Siamo dentro un processo di conoscenza e di riconoscimento. In contatto con un piccolo punto di origine sepolto profondamente nella coscienza. E’ il contatto con il sentimento di sé – io sono questa persona che si identifica con questo corpo, che vive e soffre in questo preciso istante del tempo e della storia, in questo luogo, con queste persone – Luigi si era posto la giusta domanda. Tentava di mettere insieme i pezzi della sua immagine spezzata perché sapeva, dentro di sé,  che nel ritrovare il proprio intero avrebbe avuto la risposta. Luigi con la sua domanda aveva colpito il centro della vita, là dove tutto si forma in uno.  Sono felice di questa rivelazione, avvenuta in una dolce mattina di giugno in un luogo carico di significato. E ho pensato che Luigi, se ha sentito, sia stato anche lui soddisfatto della risposta. Io l’ho conosciuto poco, ma avrei voluto avere la possibilità di conoscerlo di  più.

A proposito di una domanda di Luigi, di una mostra di Sergio Vecchio e delle parole di Aldo Masullo.ultima modifica: 2014-06-04T17:07:08+02:00da bibliosaura
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