La nostra tecnologia quotidiana. 2

punta-licosa2Quando, tanti anni fa, partivo per un viaggio, ed era sempre abbastanza lontano, già varcare la soglia di casa e chiudersi la porta alle spalle significava essere lontani, staccati da tutti e proiettati in una nuova dimensione da cui era escluso chi restava.

Si partiva così. I cellulari ancora non esistevano, Non si poteva chiamare dopo un’ora per dire: “Tutto è a posto”.

La mente si liberava presto delle abitudini quotidiane, dai pensieri abituali, e si apriva, come una casa d’estate, a tutto il nuovo che le veniva incontro.  Questo si chiamava, ai miei tempi, viaggiare. Essere completamente soli in paesaggi nuovi, indossare ritmi nuovi, abiti nuovi. La libertà di essere altrove era segnata anche da questo confine: la sospensione di tutti i legami della propria vita. Questa era un vera libertà, seppur provvisoria. Quando urgeva il bisogno di tranquillizzare chi era rimasto a casa, c’erano i telefoni a gettoni e le lunghe file per dire due parole, giusto una rassicurazione vocale, e poi riprendeva l’esercizio della libertà.

Non so se chi viaggia oggi riesca a raggiungere questo spaesamento, la leggera euforia di essere soli e staccati da tutti, nuovi in un mondo nuovo. Certo, erano possibili anche allora delle incursioni del presente parallelo, sospeso,  nel presente attivo del viaggio: una volta, durante un bellissimo soggiorno in Scozia, l’amica con cui viaggiavo ricevette non so come una lettera, scritta da una stupidina del presente parallelo, che le rovinò completamente i restanti giorni di viaggio. Oppure il presente parallelo si imponeva nel presente attivo del viaggio a rovinarlo, come accadde a due miei amici ( e di riflesso anche a me) durante una vacanza in Grecia. Ma si trattava di fatti sporadici, incursioni, appunto.

Oggi, presente parallelo e presente attivo sono contigui, in ininterrotta comunicazione. Messaggi, Skype, fb, Viber, whatsapp. etcetera etcetera sono sempre in agguato per strapparci alla nuova identità di viaggiatori e riportarci alla nostra abituale….Le foto, i post, i tweet più innocenti sono lì a derubare del tempo del viaggio, dello spaesamento, della freschezza di una condizione nuova. E’ bravo chi riesce ancora a resistere al bisogno di collegarsi per non perdere neanche un istante di quel tempo prezioso di cui si è eccezionalmente e completamente padroni. A liberarsi dal bisogno di esserci sempre, anche a 10.000 km di distanza.

La nostra tecnologia quotidiana. 2ultima modifica: 2014-07-10T18:04:22+02:00da bibliosaura
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