Charlie e Ahmed

due gabbianiIo sono Charlie, ma sono anche Ahmed. Sono uno dei tanti milioni di individui che vuole vivere in pace, ridendo, scherzando, credendo o non credendo,  ma in pace con gli altri. Sono il disegnatore satirico e sono il poliziotto che lo proteggeva. Sono l’ostaggio trucidato.Sono l’individuo comune che non riesce a capacitarsi e non riesce a trovare un senso alle cose,  che si chiede come sia possibile, al centro  del mondo occidentale,  possedere dei Kalashnikov e riuscire anche ad usarli.  Schiacciato sotto il peso di quello che è avvenuto. Ammutolito. Incapace di credere che un sistema così complesso come lo Stato, l’insieme degli Stati, non riesca a tenere sotto controllo queste cellule tumorali impazzite che seminano il terrore.  E allora mi sforzo di pensare, di capire, di trovare una mia interpretazione dei fatti. Poi il telegiornale mi informa che almeno 2000 persone sono state trucidate in Nigeria, e vedo il volto impassibile di un guerrigliero sotto il passamontagna, un altro kalashnikov, davanti a lui molte donne sedute, in attesa. E forse qualcosa capisco.  Ma non mi piace quello che capisco, e vorrei allontanarlo dalla mia mente.  E per fortuna, come a volte succede, il pensiero si affaccia  e subito si dilegua.

(Il tumore non è qualcosa che è al di fuori del corpo, il tumore fa parte del corpo.)

Mi resta soltanto l’idea che dobbiamo tenerci stretti ai nostri valori repubblicani. Che, pur nella minaccia che sembra incombente e che ci fa sentire fragili e indifesi, non bisogna mollare di un palmo i principi delle nostre democrazie. Soprattutto la laicità dello Stato, la libertà di espressione, l’accoglienza, il rispetto per l’altro: solo questo può davvero proteggerci, non certo più armi, più vigilanza, più guerra.  Procedere con metodo all’analisi dei fatti, senza lasciarsi governare dalla paura. Perché la paura può farci accartocciare su noi stessi e farci smettere di vivere, e questo non si deve. Noi, cittadini, individui che si trovano in un punto basso  della piramide sociale,  là dove non tutti i fatti si sanno per come realmente sono  e ci arrivano soltanto informazioni frammentarie, supposizioni, interpretazioni, dobbiamo usare come armi le nostre matite, le nostre penne, la capacità di pensare, una coscienza amplificata.  Tenere presente che tutto ciò che abbiamo è la nostra  democrazia, per quanto malata ci possa sembrare. Al di là di questi confini sunt leones: mondi  governati dalle leggi dell’arbitrio e della violenza, che ingenuamente abbiamo creduto appartenere a un oscuro passato.  Se abbiamo capito che non è così, che non esistono luoghi di pace e che il conflitto può esplodere in qualunque momento e coinvolgerci, o è già esploso e ci ha coinvolti, affrontiamolo con le nostre armi, ma senza paura.

Charlie e Ahmedultima modifica: 2015-01-09T21:14:10+01:00da bibliosaura
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